La mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil  di sabato 6 maggio da Bologna intende sostenere le richieste unitarie avanzate da CGIL, CISL e UIL e dalle Categorie nei confronti del Governo e del Sistema delle Imprese al fine di ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali, e concreti risultati in materia di:

  • Tutela dei redditi dall’inflazione ed aumento del valore reale delle pensioni e dei salari, rinnovo dei contratti nazionali dei settori pubblici e privati;
  • Riforma del fisco, con una forte riduzione del carico su lavoro e pensioni, maggiore tassazione degli extraprofitti e delle rendite finanziarie;
  • Potenziamento occupazionale e incremento dei finanziamenti al sistema sociosanitario pubblico per garantire il diritto universale alla salute e al sistema di istruzione e formazione, maggiore sostegno alla non autosufficienza;
  • Un mercato del lavoro inclusivo per dire no alla precarietà, orientato e garantito da investimenti, da un sistema di formazione permanente, da politiche attive, e da ammortizzatori sociali funzionali alla transizione;
  • Basta morti e infortuni sul lavoro, contrasto alle malattie professionali. Occorre ridare valore al lavoro, eliminare i subappalti a cascata e incontrollati, e portare avanti una lotta senza quartiere alle mafie e al caporalato;
  • Riforma del sistema previdenziale;
  • Politiche industriali e d’investimento condivise con il mondo del lavoro per negoziare una transizione ambientale sostenibile, sociale e digitale, realizzando un nuovo modello di sviluppo con particolare attenzione al Mezzogiorno e puntando alla piena occupazione.

Vogliamo coniugare il cambiamento del Paese e dell’Europa con il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, dei giovani e delle donne che in questi anni, anche a causa della pandemia e della guerra, sono invece peggiorate sia in Italia che in Europa.

Bologna (6 maggio), Milano (13 maggio) e Napoli (20 maggio).

“I lavoratori e i pensionati di questo Paese – ha dichiarato il segretario generale della Cgil Emilia Romagna Massimo Bussandri –  hanno bisogno che si metta mano all’emergenza redditi e si aumentino salari e pensioni erosi da un’inflazione pesantissima; che si stringa un nuovo patto fiscale fra Stato e cittadini per spostare il peso delle tasse da lavoratori e pensionati alle grandi ricchezze; che si investano risorse sulla sanità pubblica per garantire le prestazioni e abbattere le liste d’attesa; che si investa sull’istruzione e sulla ricerca per costruire competenze all’altezza delle sfide del futuro; che si rimetta mano a una legislazione del lavoro che da vent’anni non ha fatto altro che incrementare l’area della precarietà, aumentando peraltro anche l’insicurezza sul lavoro. L’incontro convocato la sera del 30 aprile è stato una provocazione, il cosiddetto “decreto lavoro” annunciato il giorno della festa dei lavoratori, quasi un insulto,  una misura che con artifizi contabili finge di dare una risposta all’emergenza salariale mentre favorisce la precarietà e di fatto annienta l’unica misura contro la povertà esistente in questo Paese.
La mobilitazione di 6 maggio con la manifestazione interregionale di Bologna è l’inizio di un percorso che in assenza di risposte chiare e immediate proseguirà con tutte le forme di lotta che si renderanno necessarie”.

Secondo il segretario generale della Cisl regionale Filippo Pieri: “La nostra mobilitazione unitaria, di natura esclusivamente sindacale, serve a far capire al governo che senza il pieno coinvolgimento del mondo del lavoro non si va lontano. Serve a far capire che finora si è reiterata una grave questione di metodo. La Cisl non farà nessuno sconto, ma è pronta con le proprie proposte a confrontarsi nel merito, così come ha sempre fatto. Proprio per questo, sul decreto lavoro, in attesa di esprime un giudizio esaustivo nel momento in cui si potrà effettuare un’attenta analisi sul testo integrale, giudica l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale un passo nella giusta direzione, seppure insufficiente: la misura deve diventare strutturale.

Diventa dunque indispensabile affrontare il problema dell’inflazione con una vera politica dei redditi, adeguando salari e pensioni al costo della vita, rinnovando tutti i contratti scaduti. Serve una riforma complessiva del sistema fiscale, che deve diventare realmente redistributivo e garantire il principio costituzionale di progressività.

Inoltre, vanno riavviati i tavoli sulla riforma delle pensioni e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, bisogna far emergere il lavoro nero e sommerso, assumere come priorità la sicurezza e la tutela della salute”.

“Ci sono troppe ombre nel provvedimento che il Governo, – afferma infine il segretario generale della Uil Emilia Romagna Giuliano Zignani –  senza neppure fornire un documento scritto dettagliato, ha illustrato alle parti sociali domenica sera. Un provvedimento che non ridà dignità ai lavoratori. Ricordo che il taglio del cuneo fiscale è una nostra richiesta per cui siamo lieti che, nell’interesse dei lavoratori, l’Esecutivo ci abbia ascoltato. Il problema è che il cuneo fiscale, come migliaia di lavoratori, è precario, ha una scadenza. Dopo? Chissà. Mentre, invece, noi ne rivendichiamo la strutturalità perché i salari dei lavoratori sono erosi dall’inflazione galoppante. Il testo, elaborato dal Governo, è un inno alla precarietà. Con la liberalizzazione estrema dei contratti a termine. Così non si investe sul futuro dei nostri giovani che, formati dalle nostre Università, per trovare un lavoro con uno stipendio congruo sono costretti a migrare. Come accadeva nel secolo scorso a molti nostri connazionali. Il testo uscito dal Consiglio dei ministri non aggiusta le pessime storture di questo mercato del lavoro, anzi le accentua, dando così mano libera alle imprese nello sfruttare i precari. Tutto questo è inaccettabile! Per questo noi saremo in piazza a Bologna il 6 maggio”.