Sembra funzionare, almeno in Emilia-Romagna e a Modena, il programma nazionale Gol (Garanzia occupabilità dei lavoratori). Si tratta dello strumento di politica attiva che, attraverso percorsi personalizzati, ha l’obiettivo di favorire il reinserimento lavorativo dei disoccupati, dei percettori del reddito di cittadinanza e altri ammortizzatori sociali, dei lavoratori più fragili (giovani, donne e disabili).

Tra il 20 luglio 2022 e il 30 giugno scorso sono state poco più di 12 mila le persone prese in carico dai Centri per l’impiego di Modena e provincia.

In Emilia-Romagna solo Bologna (17.600 prese in carico) ha numeri più alti di Modena.

Nel dettaglio, il Centro per l’impiego di Modena ha preso in carico 3.874 persone, quello di Carpi 1.810, 923 quello di Castelfranco, 1.346 quello di Mirandola, 702 quello di Pavullo, 1.991 quello di Sassuolo e 1.400 il Centro per l’impiego di Vignola.

L’identikit dei modenesi presi in carico con Gol rivela che il 61% è donna e la fascia di età maggiormente rappresentata (48,6%) è quella compresa tra i 30 e 49 anni, seguita dagli over 50 (33,7%).

Per le persone prese in carico sono disponibili quattro percorsi: reinserimento lavorativo per chi ha un profilo compatibile con l’offerta di lavoro (ready to work); aggiornamento per chi ha un profilo non del tutto adeguato e necessita di formazione di breve durata (upskilling); riqualificazione per chi ha un profilo poco spendibile e ha bisogno di una formazione intensiva (reskilling); lavoro e inclusione per le persone con ostacoli di natura personale

Nei Centri per l’impiego di Modena e provincia la maggior parte delle persone prese in carico è indirizzata al percorso “ready to work” (8.100 persone), seguito da “upskilling” (2.754), “reskilling” (718), lavoro e inclusione (474 persone).

«Dal monitoraggio emerge come i beneficiari del reddito di cittadinanza, che non percepiscono altri trattamenti, risultino essere i soggetti più lontani dal mondo del lavoro e con le maggiori difficoltà di inserimento – commenta la segretaria generale della Cisl Emilia Centrale Rosamaria Papaleo, analizzando i dati diffusi dall’Agenzia regionale per il lavoro Emilia-Romagna –

Per la maggior parte di loro si profila la necessità di un intervento multidisciplinare tramite un percorso di riqualificazione professionale dedicato alle persone con competenze non adeguate ai fabbisogni richiesti.

Certamente è da rafforzare il collegamento istruzione e formazione, anche universitaria, e le imprese, diffondendo l’apprendistato duale che dovrebbe diventare il primo canale di accesso dei giovani al mercato del lavoro.

Inoltre – continua Papaleo – bisogna investire su una formazione digitale di massa e sull’aggiornamento delle competenze di chi il lavoro ce l’ha.

A ogni modo, analizzando nel complesso i dati relativi a tutte le categorie dei soggetti presi in carico, si conferma l’efficace operatività della rete dei centri per l’impiego, che hanno un’efficienza superiore alle medie nazionali.

D’altra parte, però, – aggiunge la segretaria Cisl – desta qualche preoccupazione la sovrabbondanza delle assegnazioni delle persone prese in carico (quasi 2/3) al cluster 1 (“ready to work”).

È un percorso che non prevede l’implementazione di esperienze formative, ma la piena occupabilità dei presi in carico senza alcun rafforzamento delle loro competenze.

Per fortuna la Regione Emilia-Romagna, anche a partire dalle osservazioni arrivate dalle parti sociali, – conclude la segretaria generale della Cisl Emilia Centrale – ha reso disponibili ai presi in carico in cluster 1 percorsi formativi finanziati con le risorse del Fondo sociale europeo (Fse+)».