Mirco Nardini è partito col suo gregge di 350 pecore e capre alla volta del Basso Polesine, come i pastori di una volta. L’esperienza di recupero della tradizione e degli antichi mestieri è sostenuta dal Parco del Frignano con un contributo economico e con un progetto di educazione ambientale nelle scuole della provincia di Modena.
Duecentocinquanta chilometri a piedi con un gregge di 350 pecore e capre, da Foce Giovo al Basso Polesine. È l’antica tradizione della transumanza che riprende vita grazie a Mirco Nardini, pastore ventinovenne di Fiumalbo che ha abbandonato gli studi di agronomia per fare una scelta radicale dettata dalla passione più che dalle opportunità di reddito. Un viaggio lungo e difficile sostenuto dal Parco del Frignano, nell’ambito di un progetto di cui il Centro di educazione ambientale dell’ente è partner.
Denominato “Mestieri itineranti e antiche vie”, il progetto, coordinato dal Centro di educazione ambientale di Nonantola e finanziato tramite il Bando della regione Emilia-Romagna INFEA-CEA 2007, vede la partecipazione di altre realtà tra le quali la Fondazione Villa Ghigi, il Centro di educazione ambientale del Comune di Faenza e l’Associazione Nazionale Centri Sociali.
“È la passione che mi spinge a fare questo mestiere, più che le possibilità di guadagno – ha rimarcato Mirco Nardini – Quanto ci metterò? Dipende dalle condizioni atmosferiche, ma soprattutto dai pascoli, perché le pecore devono mangiare”.
“La transumanza attraverso un’area fortemente industrializzata è una sfida affascinante che abbiamo voluto sostenere – ha spiegato Valerio Fioravanti, direttore del Parco del Frignano – perché riporta alla luce una tradizione che è storia e identità di una terra. Per questo abbiamo coinvolto le scuole, perché anche le nuove generazioni possano vedere da vicino i mestieri di una volta”.
Il Parco del Frignano ha coinvolto varie scuole del comprensorio in un percorso didattico su “Mestieri itineranti e antiche vie”, da Fiumalbo e Sestola, a Fanano e Pavullo, fino ad estendersi in provincia nella zona di Nonantola, in collaborazione con i locali Centri di educazione ambientale. Le classi hanno dapprima approfondito il tema con ricerche individuali, per poi incontrare Mirco e il suo gregge lungo il tragitto e con l’intenzione di predisporre un elaborato finale che sintetizzi la teoria e la pratica. Tenendo i contatti sul campo, come faranno le scuole elementari di Fanano attraverso un diario di viaggio della transumanza.
La transumanza scorre lungo un tragitto disegnato sulle esigenze del gregge e sui vincoli logistici, perché è necessario evitare le strade trafficate cercando le zone di pascolo dove poter sfamare gli animali. Più difficile in alta montagna, dove le vie di comunicazione sono spesso obbligate, mentre una volta arrivati nei pressi del Panaro è l’argine stesso a tracciare la via. La notte Mirco e il suo aiutante sono affiancati da un camion portato dal papà del giovane pastore.
Il percorso passa per Pievepelago e Riolunato, scende da Pavullo fino a Marano, attraversa Vignola e Castelfranco, San Cesario e Nonantola, transita per la zona di Crevalcore puntando verso Adria, dove si fermerà fino a primavera. Il gregge di Nardini comprende, oltre a 300 pecore per lo più di razza cornella, 30 capre, qualche asino e ovviamente i cani pastore.
Una volta percorso il pezzo di strada che le condizioni atmosferiche e la presenza di aree da pascolare suggeriscono di intraprendere, ci si accampa nell’automezzo insieme agli agnelli che Mirco si porta dietro. La vera fonte di reddito per lui (da 40 a 100 euro ciascuno se venduti, a seconda del peso), un transumante che armato di capacità di adattamento e tenacia ricompatta continuamente il gregge per portarlo a svernare laddove il cibo è più abbondante e dove potrà anche ricavare del formaggio dal latte delle pecore.
In tutto il Frignano ci sono ancora 18 pastori, una minoranza dei quali fa ancora la transumanza. In tutta la provincia di Modena sono circa 5mila i capi allevati (tra ovini e caprini), in particolare la razza massese. Per non disperdere un deposito di tradizioni e di mestieri come quello che racchiude la pastorizia, il Parco del Frignano porta avanti dal 2002 un progetto di qualificazione e valorizzazione delle produzioni insieme alla Provincia di Modena. Questo si è tradotto concretamente nella possibilità per i pastori di utilizzare in comodato d’uso gratuito strumenti come abbeveratoi e caldaie, filtri per la trasformazione del latte e bollitori.