‘Paradise’, questo il nome dell’operazione che ha visto impegnato il Gruppo operativo antidroga (Goa) del nucleo regionale di Polizia tributaria dell’Emilia Romagna della Guardia di finanza per circa tre anni e al termine dei quali è stata smantellata un’organizzazione che faceva giungere la droga in Italia dal Brasile e
dalla Colombia.


Otto corrieri arrestati in flagranza di reato, 11 ordinanze di custodia cautelare emesse di cui 10 eseguite e 15 chilogrammi di cocaina purissima recuperati.

Tutto cominciò nel giugno del 2003 con l’arresto di una donna brasiliana, sbarcata all’aeroporto Marconi di bologna con 2,2
chilogrammi di cocaina nascosti nel doppio fondo di una valigia. Le intercettazioni hanno permesso di sgominare il sodalizio criminale.
Gli investigatori hanno individuato la sede operativa dei trafficanti, a Copacabana, nota località balneare brasiliana, dove due gestori di locali reclutavano turisti italiani interessati a guadagnare denaro con il trasporto della droga. Due turisti, Antonio Pignataro e Anna Cristoforo, entrambi romani, erano andati a vivere a Rio de Janeiro per
gestire direttamente il traffico di ‘neve’ facendo affidamento sui loro parenti e amici che vivevano nel Lazio.

Per introdurre la cocaina in Italia l’organizzazione utilizzava diversi stratagemmi: in un caso hanno reclutato un corriere che aveva nascosto la droga nelle canne di fucili subacquei. L’uomo, sbarcato a Nizza,
si stava recando a Roma in treno quando è stato bloccato e arrestato a Grosseto.
Un altro sistema, anche questo non andato a buon fine per via delle intercettazioni, prevedeva l’uso di bobine cinematografiche spedite tramite corriere a un centro di restauro di pellicole di Roma,
intercettate all’aeroporto di Fiumicino.

A seguito l’interessamento della Dda di Bologna, il coordinamento delle indagini è passato alla Dda di Roma, dato che la maggior parte degli indagati erano laziali. Alla fine erano 32, ma di 13 è stata stralciata la posizione). E’ stato il pm Leonardo Frisani della Dda capitolina ad emettere le ordinanze per traffico internazionale di sostanze
stupefacenti.
Per cercare di superare i controlli, infatti, i corrieri venivano fatti sbarcare a Lisbona e da lì prendevano un volo per Bologna, Torino
e Venezia, aeroporti, a torto, ritenuti più sicuri per far passare la droga.