Rinnovare il sistema del trasporto pubblico locale, migliorando la qualità del servizio offerto, abbassando i costi di gestione e rendendo più efficiente un settore che in Emilia Romagna è attualmente assicurato da nove ex municipalizzate e da 2.500 piccole imprese, private o cooperative. Cambiare e subito.

E’ questa l’opinione della Cna Emilia Romagna. “Se non si porrà mano ad una riforma strutturale dell’attuale sistema della mobilità – si chiede infatti il segretario regionale, Gabriele Morelli – per quanto tempo ancora sarà possibile effettuare il servizio?”.
La situazione attuale del trasporto pubblico locale (TPL) è estremamente preoccupante, tanto che, in vista della nuova programmazione triennale 2007-2009 da parte della Regione, la Direzione regionale della Confederazione affrontando questo tema, ha inteso fornire precise indicazioni, sottolineando come occorra intervenire con decisione e rapidità.

Sono le cifre del resto, a ribadirne l’urgenza: nonostante il finanziamento per la gestione del servizio di oltre 200 milioni di euro all’anno e investimenti aggiuntivi negli anni 2001 – 2006 per oltre 650 milioni finalizzati al miglioramento della sostenibilità sociale ed ambientale che ha portato un aumento del 4,4% dell’offerta complessiva di TPL ed una crescita del 38% delle Zone a Traffico Limitato (ZTL) nei Comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti, a fine 2006, ci sarà un deficit strutturale delle aziende pubbliche di quasi 26 miliardi di euro, con un trend in crescita che prefigura il superamento dei 60 milioni annui entro il 2009.

La Cna condivide l’obiettivo della Regione Emilia-Romagna di rinnovare il trasporto pubblico locale trasformandolo da servizio sociale in un vero e proprio strumento per la mobilità sostenibile. “Le criticità dell’attuale modello, con le sue diseconomie – ribadisce Morelli – richiedono un deciso salto di qualità del trasporto pubblico locale, sia su gomma che su ferro, in questa regione. Occorre prendere atto, realisticamente, che l’attuale livello dei servizi, in particolare nell’extraurbano, non va molto oltre le esigenze di un servizio sociale per gli studenti, gli anziani e gli extracomunitari. Se si vuole un trasporto pubblico moderno, in grado di costituire una valida e credibile alternativa all’uso smodato del mezzo privato, soprattutto nelle aree urbane ed in ingresso ad esse, occorre che la Regione e le autonomie locali si propongano nuovi e più ambiziosi obiettivi”.

E la Cna indica quattro priorità: il deciso incremento della quantità dei servizi offerti, garantendo così una migliore copertura del territorio e soprattutto un aumento delle frequenze; l’aumento altrettanto deciso della velocità commerciale, mettendo il più possibile il trasporto pubblico in sede riservata o preferenziata, adeguando opportunamente le infrastrutture per il TPL e controllandone l’uso improprio; il potenziamento dei servizi ferroviari regionali, sfruttando gli importanti potenziamenti infrastrutturali in corso, integrandoli pienamente con i servizi su gomma, nell’ambito di moderni poli di interscambio esterni alle aree urbane, dotati di adeguati parcheggi ed idoneamente collegati con i servizi di TPL; ed infine, il potenziamento della promozione e dell’informazione all’utenza, quale nuova risorsa per accrescere l’uso e il grado di soddisfazione dei servizi offerti. Perchè questi interventi, producano risultati adeguati servono politiche tese a limitare l’uso dell’auto privata nei principali centri urbani. Ne consegue che occorre riservare al TPL, ma così pure alla pedonalità e ciclabilità, una quota di spazio pubblico almeno pari all’entità di spostamenti che esso garantisce.

Ma non basta. La gravità della situazione richiede, secondo la Cna, l’immediato rilancio del processo di liberalizzazione, all’interno del quale impostare la necessaria ristrutturazione industriale delle aziende pubbliche di gestione, puntando ad un maggiore ruolo dell’ impresa privata locale.
“Siamo contrari ad ipotesi di accorpamento delle attuali aziende pubbliche di trasporto locale: non sta nel gigantismo aziendale la soluzione ai problemi di redditività del settore. Una tale prospettiva, svuoterebbe di ruolo le autorità provinciali di bacino (le Agenzie della Mobilità) e quindi la reale potestà di programmazione e controllo di Province e Comuni. Sul piano economico, dall’altra parte, si avrebbe l’effetto di rafforzare la condizione di sostanziale monopolio delle aziende pubbliche, rinviando ulteriormente le prossime scadenze delle gare e, quindi, la possibilità di nuove aperture al mercato ed alla concorrenza di questo settore. Tutto questo avverrebbe, peraltro, senza la minima certezza che la necessaria ristrutturazione industriale sia fatta all’insegna del recupero di efficienza, poiché le rigidità dei contratti e delle relazioni organizzative del pubblico impiego, non garantiscono assolutamente il raggiungimento di obiettivi di efficienza aziendale”.

Da una simile prospettiva, il ruolo e le potenzialità concorrenziali delle imprese private di trasporto ne uscirebbero fortemente menomati ed anche gli auspicati processi di progressiva integrazione pubblico-privato, subirebbero un rallentamento a favore di una crescita della subordinazione economica delle stesse imprese. Inoltre, allorché non sarà più possibile rinviare la data di effettuazione delle gare, i processi di apertura al mercato vedranno favoriti, per via della dimensione aziendale raggiunta, soggetti non espressione delle realtà imprenditoriali locali, favorendo, cioè, o la perpetuazione del monopolio pubblico, magari ulteriormente ampliato con progressivi processi di integrazione anche con aziende di fuori regione, o la sua sostituzione con uno privato.
Di fronte alla nuova programmazione del TPL, quindi, la Cna pone alla Regione una precisa priorità: la riconferma ed il rilancio del processo di liberalizzazione del trasporto pubblico locale, a partire dal rafforzamento del ruolo delle Agenzie per la Mobilità e quindi della governance pubblica della mobilità. E’ partendo da qui, infatti, che è possibile far avanzare i processi di liberalizzazione e, al loro interno, favorire un migliore posizionamento competitivo delle piccole aziende private locali. Il rafforzamento del ruolo delle Agenzie della Mobilità dei bacini provinciali e di quella regionale per quanto attiene alla regolamentazione del sistema ferroviario regionale, rappresenta anche l’unica possibilità per poter arrivare all’obiettivo delle “gare per lotti” con le quali innescare i necessari livelli di concorrenza fra le imprese e favorire ulteriori processi di integrazione pubblico – privato.

Il modello di ristrutturazione industriale dei servizi di trasporto pubblico locale e più complessivamente dei servizi alla mobilità, non può che fondarsi – secondo la Cna – su un sistema che riservi alla Pubblica amministrazione e, nello specifico alle Agenzie della Mobilità quali strumenti operativi degli Enti locali: la proprietà delle reti e degli impianti; la funzione di elaborazione dei piani della mobilità e del traffico e la gestione degli accessi e della sosta per la mobilità privata. Le Agenzie della Mobilità dovranno, in sostanza, ridurre la tendenza a voler impropriamente esercitare attività di impresa nel settore TPL, per caratterizzarsi quali Autorità Regolanti il servizio di TPL e per contro ai soggetti imprenditori, occorre riservare la sola “gestione” dei servizi di trasporto loro affidati. “E’ in questo quadro di regole – conclude Morelli – che si deve innestare una ristrutturazione industriale all’insegna dell’aumento della concorrenza, liberalizzando e rafforzando la competizione nel mercato locale”.