A seguire l’intervento che il vice presidente della Provincia, con delega alla Pianificazione territoriale, Giacomo Venturi ha tenuto questo pomeriggio in Consiglio provinciale in risposta ad una question time presentata in apertura di seduta dal presidente del Gruppo consiliare di AN
Sergio Guidotti in ordine al “progetto Romilia”.


“Il ruolo di governo che i cittadini ci hanno assegnato e che noi vogliamoesercitare con trasparenza e senso di responsabilità non vogliamo che venga meno nemmeno in questa occasione.
Con la lettera inviata ad Aktiva, così come negli incontri diretti avuti con i suoi rappresentati, abbiamo manifestato la più ampia disponibilità
all’approfondimento di tutti gli aspetti del progetto in questione ma anche la necessità di disporre di elementi di valutazione meno approssimativi di
quelli fino ad ora forniti.
La lettera infatti dice cose molto chiare:
1. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale fissa degli indirizzi, relativamente alle potenzialità insediative, al rapporto con la
rete dei servizi (primi fra tutti quelli per la mobilità), alle tutele e salvaguardie ambientali, che sono il primo metro di valutazione con cui
tale progetto potrà essere esaminato, perché la Provincia non può esprimersi, né favorevolmente né contrariamente, in maniera difforme dagli
atti approvati;
2. Il PTCP pur essendo il principale atto di programmazione territoriale ed urbanistica dell’area metropolitana bolognese non è un
moloch immodificabile, ma ogni suo cambiamento deve essere valutato in modo approfondito e meditato poiché incide stabilmente sugli assetti futuri del territorio;
3. Per poter effettuare questa valutazione sono necessari elementi – in merito ai dimensionamenti e alle tipologie degli insediamenti e delle
attività previste dal progetto “Romilia”, agli impatti che questi producono sul sistema ambientale, trasportistico, dei servizi sociali, sanitari, ma
anche sulla rete commerciale insediata, ecc. – che attualmente non sono disponibili.
Io non mi schiero a priori né a favore né contro e non dovrebbe farlo
nessuno.
Il più grosso progetto industriale – come qualcuno lo ha definito – non è naturalmente buono o cattivo, non è automaticamente vantaggioso o dannoso per il sistema territoriale bolognese.

Lo è in ragione dell’equilibrio o meno che produce tra costi e benefici nell’impatto ambientale, sociale, economico, culturale sul territorio che è destinato ad ospitarlo ed è quello che siamo tenuti a valutare con rigore
ed indipendenza.
Risponde ad una logica superata la valutazione positiva di un progetto solo perché muove grosse quantità di soldi e di persone, come è altrettanto superata la logica che vuole grandi progetti incompatibili con lasostenibilità.
È invece doveroso e sensato valutare le conseguenze positive e negative che tale progetto può produrre e ipotizzare tutti gli scenari possibili, valutare l’apporto che le tecnologie possono dare a migliorarne aspetti
sostanziali, valutare quali effetti collaterali comporta. Piena disponibilità quindi al confronto, nessuna disponibilità ad un
giudizio preventivo senza tutti gli elementi di valutazione necessari, con la serenità necessaria ed indispensabile che un procedimento complesso ed impegnativo come questo richiede”.