Oltre 600 fra delegati e attivisti sindacali partecipano, insieme alla segretaria confederale nazionale Susanna Camusso, all’Attivo provinciale della Cgil di Modena domani, venerdì 6 febbraio 2009, presso il cinema Raffaello (ore 9.30-15, strada Formigina 380) per l’avvio della campagna modenese di mobilitazione contro l’accordo separato sulla riforma del modello contrattuale e per rivendicare politiche contro la crisi.

Presiede l’Attivo Vanni Ficcarelli della segreteria CGIL Modena, la relazione d’apertura alle ore 9.45 è del segretario provinciale CGIL Donato Pivanti. Dalle ore 10.20 circa è previsto il dibattito, mentre le conclusioni di Susanna Camusso sono intorno alle ore 14.30.
La CGIL ribadisce il suo no all’accordo firmato, fra gli altri, da Governo, Confidustria e Cisl e Uil il 22 gennaio scorso per la revisione delle regole sul modello contrattuale che cambiano l’intesa del luglio ’93.
La CGIL conferma le proprie critiche all’intesa che non tutela il potere d’acquisto, determina una riduzione programmata dei salari e non prevede il recupero certo dell’inflazione reale, riduce il ruolo e la forza del contatto nazionale e non garantisce la contrattazione di secondo livello, prevede nel secondo livello la deroga ai contratti nazionali senza limiti, introduce un’inaccettabile limitazione del diritto di sciopero (diritto individuale garantito dalla Costituzione), laddove si sostiene che nella contrattazione di secondo livello dei servizi pubblici essenziali possono proclamare sciopero solo i sindacati maggiormente rappresentativi.
Inaccettabile anche il ruolo improprio attributo agli enti bilaterali come erogatori di prestazioni e servizi di welfare, nel tentativo esplicito di sottrarli alla contrattazione, snaturando ruolo e funzioni di rappresentanza del sindacato, oltre a produrre una moltiplicazione di enti datoriali-sindacali (una “casta parallela”).

La CGIL rivendica il principio di consultazione democratica dei lavoratori che sono i diretti interessati e i destinatari ultimi dell’accordo stesso. Per questo sta attivando in una campagna capillare di assemblee nei luoghi di lavoro (pubblici e privati) e nelle leghe dei pensionati per informare sulle ragioni del no e per fare esprimere attraverso il voto su uno specifico documento, tutti i lavoratori e pensionati (iscritti e non), disoccupati, precari, cittadini e cittadine.
Numerosi sono in questi giorni gli appelli indirizzati alla CGIL di Modena, ma anche a CISL e UIL, da parte di RSU aziendali di diversi settori produttivi della provincia (grafici, meccanici, agroindustria, tessile) e anche gli ordini del giorno degli Attivi congiunti di zona di delegati FP-FIOM, che esprimono forte critica ai contenuti dell’accordo separato e chiedono il pronunciamento dei lavoratori attraverso il referendum.
A livello nazionale, la CGIL è anche impegnata a produrre una proposta di legge sulla democrazia sindacale che definisca le regole della rappresentanza e il diritto dei lavoratori e dei pensionati ad esprimersi attraverso il voto sugli accordi sottoscritti dalle Organizzazioni sindacali. Il tutto in coerenza con gli impegni già assunti nella piattaforma unitaria CGIL CISL UIL del maggio 2008.

Con questo accordo separato, il Governo, finora incapace di affrontare in modo adeguato i temi posti dalla crisi, attesta che l’unico modo per uscire dalla crisi è ancora una volta il ridimensionamento dei contatti collettivi di lavoro, la riduzione del potere d’acquisto dei salari e dei diritti dei lavoratori, e del ruolo negoziale delle Organizzazioni sindacali e delle RSU. Indicando nella CGIL il sindacato da sconfiggere.
La CGIL sostiene, invece, che per affrontare la crisi servono 15 miliardi di euro per aumentare ed estendere gli ammortizzatori sociali ai disoccupati e a chi ne è escluso (soci-lavoratori, addetti del commercio, dell’artigianato e precari), e per investimenti pubblici a sostegno di welfare, scuola, formazione e servizi sociali. Serve la riduzione delle tasse su salari e pensioni, servono interventi di politica industriale finalizzati a rilanciare ricerca e innovazione (ambiente, energia) e a sostenere i settori strategici (edilizia pubblica, industria automobilistica), così come stanno facendo gli Stati Uniti e l’insieme dei Paesi europei.
Interventi che la CGIL chiede da tempo al Governo e su cui non ci sono risposte adeguate.
A sostegno di queste richieste e contro l’accordo separato è stata messa in campo una ulteriore forte azione di mobilitazione e di lotta che prevede il 13 febbraio lo sciopero nazionale congiunto di meccanici FIOM/CGIL e dipendenti pubblici FP/CGIL con manifestazione a Roma, 4 ore di sciopero da gestire a livello territoriale per le restanti categorie, la manifestazione nazionale a Roma il 5 marzo dei pensionati CGIL, lo sciopero nazionale di scuola e università a fine marzo, per culminare nella manifestazione nazionale a Roma sabato 4 aprile di tutti i lavoratori, pensionati e precari.