tribunale2Condanna confermata in appello per il ginecologo G.S. accusato della morte di una donna di 27 anni alla sua prima gestazione avvenuta il 6 giugno 2002 nel reparto di Maternità dell’ospedale Maggiore di Bologna, che allora si trovava a Villa Erbosa. Lo ha deciso oggi la terza sezione della Corte d’Appello di Bologna che ha accolto le richieste del pg Mauro Monti.

Ai familiari della giovane, che si erano costituiti parte civile tramite gli avvocati Marco Riponi e Massimo Leone, sono state confermate le provvisionali immediatamente esecutive: 120.000 euro al marito e 130.000 euro al padre.

Assoluzione confermata per gli altri due medici che erano finiti a processo perchè non avevano seguito la paziente per lungo tempo come invece aveva fatto G.S.. I medici erano accusati di non essersi resi conto di trovarsi in presenza di una conclamata ”Helpp Syndrome” che andava affrontata con terapia intensiva limitandosi a prescrivere alla paziente un farmaco contro la pressione alta. Già durante il travaglio la donna cominciò ad avvertire i sintomi indicativi di una possibile gestosi, ma nessuno dei tre medici pensò – sempre secondo l’accusa – di sottoporla ai necessari accertamenti. Il ricovero venne deciso – secondo l’accusa – con notevole ritardo causando così  ”l’aggravarsi della gestosi sino alla irreversibile emorragia cerebrale e al conseguente decesso della paziente”.