polizia_carabinieri_vigiliSicurezza in Emilia-Romagna, tredicesimo Rapporto annuale 2009 della Regione: dopo una lunga fase “espansiva”, tra il 2007 e il 2008 si assiste a una diminuzione del tasso globale di criminalità. In regione i reatidenunciati sono calati del 10,3%, ma per molte tipologie la diminuzione era già cominciata negli anni precedenti. Il sottosegretario Bertelli: “Non sappiamo se questo calo continuerà. E’ un segnale positivo che stiamo studiando”. Nel 2009 gli emiliano-romagnoli più preoccupati dalla disoccupazione che dalla microcriminalità

Bologna – Meno 10,3%. E’ la variazione, in termini percentuali, dei reati denunciati alle forze dell’ordine tra il 2007 e il 2008 in Emilia-Romagna. Diminuiti i furti (-17,9%) e le rapine (-7,1%); in leggero calo anche le lesioni dolose (-1,9%). In aumento invece gli omicidi (tentati e consumati): + 19,4%. C’è dunque una diminuzione complessiva generale (a livello nazionale è del -7,6%), che riguarda diverse tipologie di reati. Un segnale di cambiamento, se si considerano gli ultimi quarant’anni, in cui la criminalità in senso lato ha conosciuto un incremento notevole, in Emilia-Romagna come nel resto d’Italia. Dopo una lunga fase “espansiva”, quindi – coincisa con numerosi cambiamenti sociali – i tassi di criminalità stanno diminuendo in maniera costante da oltre dieci anni: una tendenza inaugurata prima negli Stati Uniti e che, all’incirca dal 2000, riguarda anche molti Paesi europei. E’ quanto emerge, in sintesi, dal 13esimo Rapporto annuale 2009 sull’andamento della criminalità e della percezione di insicurezza in Emilia-Romagna, realizzato dalla Regione con elaborazioni su dati Istat, del ministero dell’Interno, di Eurostat.

“Non sappiamo se questa diminuzione continuerà. E’ un segnale positivo che stiamo studiando – sottolinea Alfredo Bertelli, sottosegretario alla presidenza della giunta regionale – . Questa diminuzione, se confermata, significherà che l’Italia (e il rapporto lo dimostra) si sta allineando ad altri contesti europei, con qualche anno di ritardo, come sempre avviene per il sud dell’Europa, e che quindi la criminalità è davvero il prodotto di fattori internazionali, combinati a peculiarità locali, che dobbiamo conoscere e controllare meglio. Bisogna però essere chiari: questo calo repentino degli ultimi due anni non può essere – continua Bertelli – il prodotto di politiche recenti, degli ultimi mesi. Non è il prodotto dei Patti per sicurezza, inaugurati dal ministro Amato nel precedente governo, perché quei patti hanno riguardato 18 città metropolitane, mentre questo calo è oggi generalizzato. Non è ilprodotto delle ordinanze dei sindaci, che riguardano il disordine urbano e non i furti in appartamento o le rapine o gli omicidi. Non è il prodotto di alcune disposizioni recenti del ministro Maroni, quali per esempio le famose ‘ronde’ di cui tanto si è parlato, perché tutte queste disposizioni normative risalgono al 2009 e la criminalità, ci dicono gliesperti, comincia a diminuire in Italia già dal secondo semestre del 2007, e il calo si manifesta appieno nel 2008. In ogni caso i nostri tassi di criminalità sono ancora alti, e l’opinione dei cittadini allarmata. C’è – conclude Bertelli – ancora molto lavoro da fare”.

Tipologie di reati in Emilia-Romagna: quelli in calo da alcuni anni, o stabili

Le rapine in banca

Tra il 1975 e il 2008, in Emilia-Romagna ne sono state denunciate in media duecento ogni anno. Il momento peggiore risale al 1977, quando in regione fu rapinato uno sportello su quattro, superando di molto il tasso nazionale. La situazione è migliorata nella prima metà degli anni Novanta. In termini assoluti il numero di rapine negli ultimi anni è cresciuto ma, essendo aumentati anche gli sportelli bancari, il tasso di rischio oggi è uguale a quello dei primi anni Ottanta (circa sette rapine ogni cento sportelli). Secondo gli ultimi dati, attualmente l’Emilia-Romagna ha un tasso di rapine in banca simile a quello medio, ma circa due volte e mezzo inferiore a quello della Sicilia, la metà della Liguria e della Lombardia e inferiore alla Campania e alla Toscana.

Le rapine sulla pubblica via

Premesso che questo reato può essere rilevato autonomamente rispetto alle rapine in banca solo a partire dal 2004, da quel momento fino al 2008 (e quindi nell’arco di quattro anni) in Emilia-Romagna sono state denunciate circa mille rapine di strada l’anno. L’aumento nel corso degli anni in regione – dove rappresentano il 42,4% sul totale delle rapine – è stato assai più modesto che nel resto del paese. Secondo gli ultimi dati disponibili, in Emilia-Romagna vengono denunciate molte meno rapine rispetto alla Campania (che nel 2008 è in testa) e alla Sicilia, ma anche ad alcune regioni del centro e del nord, come Lazio, Lombardia, Piemonte e Liguria.

Gli omicidi volontari

Negli ultimi anni gli omicidi in Italia sono notevolmente diminuiti. Dal 1970 a oggi ci sono stati due picchi significativi: il primo nel 1983 quando ne furono commessi 2,3 ogni 100mila abitanti (più di 1.300 in valore assoluto) e il secondo, molto più evidente, nel 1991: ne furono compiuti 3,5 ogni 100mila abitanti (quasi 2.000 in valore assoluto). Oggi sono a un livello tra i più bassi di tutto il periodo considerato (poco più di 1 omicidio ogni 100 mila abitanti). In questi anni in Emilia-Romagna il tasso di omicidi è circa la metà di quello medio e in alcuni periodi – come è avvenuto ad esempio nella seconda metà degli anni Ottanta – addirittura tre o quattro volte inferiore, e ciò vale anche per i tentati omicidi.

Gli scippi

Oggi lo scippo (che, a differenza dal borseggio, implica un contatto con la vittima) è un reato abbastanza raro, al contrario di quanto è avvenuto tra gli anni Settanta e Ottanta. In Emilia-Romagna, dove viene denunciato più che in altre regioni ? come del resto avviene anche per altri reati ? ha iniziato a crescere in modo straordinario tra il 1978 e il 1979: più di 2000 in un anno. Il punto più alto è stato raggiunto però solo nel 1982, quando ne sono stati denunciati quasi 5000 (circa 120 ogni 100mila abitanti). Dal 1991 è iniziata invece una lunga fase di decrescita che non si è mai interrotta fino a oggi, e che gli studiosi mettono in correlazione soprattutto al calo degli eroinomani. Attualmente il livello di questo reato è il più basso degli ultimi trent’anni, che è di venti denunce ogni 100mila abitanti (meno di 1.000 in numero assoluto). Da notare come, secondo i dati di Eurostat, i tassi di scippi e rapine dell’Emilia-Romagna sono molto simili a quelli della Germania, e tra i più bassi in Europa.

I furti sulle auto in sosta

Il furto sugli autoveicoli presenta una forte analogia con lo scippo. E’ probabile quindi che anche questo reato abbia una relazione diretta con il fenomeno della tossicodipendenza e che gli autori siano perlopiù ladri occasionali. Si verifica più spesso nelle città e meno nei piccoli comuni e riguarda soprattutto i gruppi sociali meno abbienti. Se si osserva il trend di questo reato nel lungo periodo, se ne deduce che in Italia diminuisce ininterrottamente dal 1991, mentre in Emilia-Romagna ha un andamento più irregolare. Se ora si considera il tasso riferito alle vetture circolanti è possibile notare che fino alla metà degli anni Novanta in regione è stato molto più basso della media. Averlo superato nel 1997 è dipeso più dalla decrescita avvenuta a livello nazionale che ad un aumento eccezionale in regione, visto che oggi – grazie anche alla notevole riduzione dell’ultimo anno – è al livello dei primi anni Ottanta.

I furti delle autovetture

In Emilia-Romagna questo reato è assai meno diffuso rispetto ad altre regioni. Nel periodo considerato (1970-2008) infatti il tasso regionale è stato costantemente la metà di quello medio e ha oscillato tra due e sei furti ogni mille autovetture circolanti all’anno (dai 5 agli 11 mila in valore assoluto). Gli anni più critici corrispondono ai primi anni Ottantae ai primi anni Novanta, quando il tasso si è leggermente innalzato. Questo reato dal 1999 sta diminuendo regolarmente e oggi si può senz’altro affermare che si trova a un livello fra i più bassi degli ultimi venticinque anni.

I furti nelle abitazioni

Per l’Emilia-Romagna si può parlare di una lunga fase espansiva, che è durata dalla metà degli anni Settanta fino ai primi anni Novanta, quando ne furono denunciati circa 17mila (circa dieci ogni mille abitazioni). Il 1998 va ricordato come il momento più critico per l’Emilia-Romagna riguardo a quest’attività criminale. Da allora c’è stata una graduale ma continua decrescita, che non si è mai interrotta. Si può concludere quindi che oggi, soprattutto dopo la forte riduzione dell’ultimo anno, il livello di questo furto è tornato a essere simile a quello della seconda metà degli anni Ottanta, quando ne venivano denunciati in media 10 mila ogni anno (circa sei ogni mille abitazioni). Va ricordato che la sua diffusione accomuna un po’ tutte le regioni del centro-nord, dove storicamente ne avvengono circa il doppio rispetto alle regioni del sud. Il tasso di questi furti rimane sempre più alto in questa parte della penisola e in modo particolare in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Lazio.

I reati che sono aumentati in maniera più significativa

I borseggi

In Emilia-Romagna sono molto diffusi: 17.500 quelli denunciati nel 2007, 12.969 nel 2008. Nell’ultimo anno (2008) solo la Liguria, la Lombardia e il Piemonte ne hanno denunciato una cifra più alta in rapporto al proprio numero di abitanti. Infatti, se il tasso regionale in Emilia-Romagna è di 303 ogni 100mila abitanti, in Liguria è stato di 465, in Lombardia 317, in Piemonte 313. Va ricordato che più della metà diquesti reati in Emilia-Romagna avvengono a Bologna (4985 quelli denunciati nel 2008) e Rimini (922): la causa va ricercata soprattutto nella specificità di queste due città e nell’alto numero di visitatori stagionali o giornalieri. Anche se dal 2004 questi reati hanno cominciato a diminuire, rimangono un problema significativo del territorio regionale.

I furti nei negozi

A parte qualche oscillazione, questo furto in Emilia-Romagna è cresciuto senza mai interrompersi fino al 2003, quando ne è stata denunciata una cifra (circa 10mila) quattro volte più alta di quella della metà degli anni Settanta. Il trend di crescita è ancora più evidente se si guarda la percentuale calcolata sul numero degli esercizi commerciali esistenti nel territorio. Nell’ultimo anno (nonostante siano calati) ne sono stati commessi circa 200 ogni 1000 esercizi, mentre la media italiana è poco sopra i 100. L’enorme flessione avvenuta nel 2004 coincide esattamente con l’entrata in funzione del nuovo sistema di raccolta delle denunce, e può essere dunque stata causata da un qualche problema nel rubricare il reato.

Le lesioni volontarie personali

Gli episodi di violenza riconducibili al reato di lesioni dolose (contenente una gamma vasta di comportamenti violenti, molti all’interno della famiglia) sono in forte ripresa negli ultimi anni, dopo un periodo decisamente negativo nei primi anni Ottanta. Va detto che le denunce probabilmente esprimono una parte ridotta delle violenze che avvengono normalmente perché molte – soprattutto quelle che avvengono in famiglia – non vengono denunciate. In Emilia-Romagna questo reato ha avuto un andamento abbastanza simile a quello italiano; oggi il tasso di denuncia, rispetto agli anni Settanta, è quattro volte più alto e circa una volta e mezzo più alto di quello medio.

La percezione di insicurezza dei cittadini dell’Emilia-Romagna: l’indagine della Regione

E’ dal 1995 che la Regione Emilia-Romagna conduce un’indagine dedicata specificamente alla percezione di insicurezza dei cittadini, interpellando ogni anno 1200 residenti maggiorenni. Il campione del 2009 ha un’età media di 50 anni ed è composto per il 52% da donne. Circa un terzo è stato intervistato nei comuni capoluoghi. La microcriminalità rimane una delle preoccupazioni principali degli emiliano-romagnoli (lo è per il 30,2% degli intervistati). Tuttavia, anche i temi economici hanno conosciuto una crescita notevole: difatti, nel rapporto 2009, il problema più sentito (per il 39,8% degli intervistati) è la disoccupazione, seguito dalla microcriminalità, dalla crisi economica (23%) e dall’immigrazione (15,5%). Se si analizzano però i singoli problemi nella loro “evoluzione” durante gli ultimi 15 anni, e in particolare la paura per la microcriminalità, emerge come questa abbia attraversato almeno due fasi: una in crescita, mentre l’altra si direbbe stabile. La prima fase, iniziata nel ’97, è culminata con un picco nel 2001, quando più di 4 persone su 10 la citarono come un problema “serio” dei nostri giorni. La seconda fase invece ha caratterizzato gli anni successivi: la percentuale, pur con qualche oscillazione, si è attestataattorno a una media del 30%. Una preoccupazione fortemente in calo è quella per la droga e le dipendenze: fino alla fine degli anni Novanta una quota significativa di cittadini (intorno al 20%) lo riteneva un problema considerevole. A partire dal 2000, la preoccupazione si è attenuata riducendosi a percentuali molto basse negli ultimi anni (circa 5%). Per quanto riguarda ancora microcriminalità e immigrazione, dall’indagine 2009 emerge come la preoccupazione cresca con il livello di urbanizzazione e sia più alta nelle classi di età molto giovani, per decrescere invece con l’avanzare dell’età. Il 35,1% delle persone che considerano la microcriminalità un problema si collocano infatti nella fascia d’età 18-24 (il 22,3% degli intervistati nella stessa fascia d’età lo pensa per l’immigrazione); invece gli over 65 emiliano-romagnoli che ritengono la microcriminalità un problema sono il 21,1% (il 10% lo pensa a proposito degli immigrati). Tutto ciò per quanto riguarda la paura come “preoccupazione astratta” dei cittadini; per quanto riguarda invece la paura più concreta – come essere vittime di reati nella zona in cui si vive – nell’indagine emergono opinioni molto meno allarmate (tendenza, peraltro, costante da un decennio): per esempio, il 70% degli intervistati si ritiene sicuro a camminare da solo nel proprio quartiere la sera, anche al buio. Inoltre, mentre tra il ’95 e il 2000 quasi l’80% degli intervistati riteneva che la criminalità in Italia fosse in aumento, dal 2000 si diffondono percezioni più realistiche: la percentuale oscilla oggi tra il 50 e il 60%.