Nel quarto trimestre del 2009 si è protratta la fase di decrementi a due cifre avviata dal primo trimestre, anche se in misura relativamente meno accentuata. La crisi globale si è fatta sentire e non poteva essere diversamente per un sistema produttivo, quale quello emiliano-romagnolo, tra i più aperti al commercio internazionale. La produzione, rispetto allo stesso periodo del 2008, è diminuita dell’11,9 per cento, mentre il fatturato è sceso del 12,2 per cento. Ai deludenti risultati di produzione e vendite non è estranea la domanda, apparsa in calo dell’11,8 per cento. Complessivamente, nel 2009, fatturato, produzione e ordini sono diminuiti mediamente, rispetto all’anno precedente, oltre il 14 per cento. Cali a due cifre che destano preoccupazione, anche perche’ assolutamente inediti: negli ultimi vent’anni non erano mai stati registrati decrementi di tale portata.

Queste indicazioni emergono dall’indagine congiunturale relativa al quarto trimestre 2009 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Carisbo e presentata oggi a Bologna.

Il calo riscontrato negli ultimi tre mesi del 2009 ha interessato tutti i settori, con flessioni piu’ marcate per l’industria dei metalli, compresa parte della subfornitura (-19 per cento) e l’industria meccanica (-14,5 per cento). L’unica eccezione e’ venuta dall’alimentare (calo appena dello -0,5 per cento), ma ha confermato di essere il settore aciclico per eccellenza. Il momento di difficolta’ e’ comune ad ogni dimensione d’impresa, tutte in sensibile diminuzione. In questo contesto, indicativo e’ il dato della Cassa integrazione guadagni dell’industria relativo alle ore autorizzate: nel 2009, le ore autorizzate sono state 39 milioni, ben tredici volte in piu’ rispetto al 2008. Le esportazioni nell’ultimo trimestre 2009 hanno segnato un decremento in valore (-7 per cento), tuttavia meno accentuato rispetto a quanto registrato in Italia (-8,1 per cento).

“I dati relativi al 2009 – ha detto il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Andrea Zanlari – fotografano una regione che – alla pari delle altre aree italiane ed europee – sta subendo profonde trasformazioni economiche e sociali, sulla spinta della crisi internazionale. Anche per il 2010, la priorita’ sara’ la gestione dell’emergenza, evitare chiusure di imprese, tutelare il lavoro e aiutare le famiglie che, a causa del perdurare della crisi, rischiano di scivolare verso la soglia di povertà”.

Per quanto riguarda il credito, in Emilia-Romagna a dicembre 2009 e’ rimasto sostanzialmente invariato rispetto a fine 2008 (-0,1%), pero’ mentre i prestiti alle famiglie si confermano in ripresa (+3,7%), i prestiti alle imprese accentuano la frenata (-2,6%, rispetto al +6,8% di dodici mesi prima). In evidenza il forte calo dei prestiti all’industria (-9,9%), mentre ai servizi (-0,6%) e alle costruzioni (-1,5%) e’ decisamente piu’ contenuto. Le difficolta’ connesse al ciclo economico recessivo hanno inoltre indotto anche in Emilia-Romagna un significativo deterioramento della qualita’ del credito, con un indice di nuove sofferenze riferito alle imprese che ha raggiunto il 2,6%, rispetto al 2,3% del trimestre precedente.

“La forte recessione dell’economia reale – ha osservata Filippo Cavazzuti, presidente di Carisbo – spiega sia la decelerazione dell’ammontare complessivo del credito alle imprese, sia la rilevante crescita delle sofferenze sui bilanci bancari. All’interno di questo quadro, nell’erogare credito alle imprese, Carisbo opera un’attenta valutazione del merito creditizio, non facendo mancare le necessarie risorse finanziarie alle aziende meritevoli. E’ l’unica via per continuare a sostenere il sistema produttivo in vista della futura ripresa”.

Infine, per la prima volta dopo diciotto mesi di previsioni negative – come afferma la presidente di Confindustria Emilia-Romagna Anna Maria Artoni – prevalgono le aspettative di miglioramento, anche se il quadro complessivo rimane incerto e difficile.

Il 28 per cento degli imprenditori – secondo la rilevazione previsionale semestrale di Confindustria regionale su 850 imprese, che integra l’indagine Unioncamere – si aspetta nella prima parte del 2010 un aumento della produzione, quasi un imprenditore su due prevede stazionarieta’ e il 23 per cento ha aspettative di riduzione dei livelli produttivi. Sono migliori le aspettative delle imprese di medio-grandi dimensioni. Nell’analogo periodo dell’anno scorso era solo il 10 per cento delle imprese ad attendersi una crescita della produzione. L’internazionalizzazione, come ha osservato ancora l’Artoni, si conferma la chiave vincente per il sistema produttivo regionale. I primi effetti della ripresa ricadranno sul sistema produttivo regionale in modo eterogeneo a seconda dei settori produttivi, delle singole imprese e dei mercati di riferimento, con un impatto diversificato in relazione alle conseguenze subite in seguito alla crisi. L’occupazione rimane il punto di maggiore preoccupazione per i prossimi mesi. Dal mondo del credito gli imprenditori aspettiamo uno sforzo straordinario per sostenere le imprese in questo difficile passaggio che vede molte aziende a rischio.