Il prodotto interno lordo italiano salira’ dello 0,7% quest’anno e dell’1% il prossimo. La previsone e’ contenuta in uno studio della Confcommercio che sottolinea anche come negli ultimi 15 anni sia progressivamente aumentato il cotnributo alla crescita nazionale fornito dal Centro a discapito soprattutto di quello del Nord Ovest. In particolare, la quota di Pil prodotta dalle regioni centrali e’ destinata a passare dal 21% del 1995 al 22,1% del 2011, mentre la quota di quelle nord occidentali e’ vista passare nello stesso periodo sdal 32,7% al 31,6%. Sostanzialmente stabili invece le dinamiche di Nord Est e Mezzogiorno.

Ma se il biennio di crisi 2008-2009 ha investito, in particolare, le regioni dell’ex triangolo industriale e quelle piu’ orientate all’export riducendone il Pil, in termini di ricchezza prodotta si conferma il divario Nord-Sud sintetizzato dal dato della regione meno produttiva del Nord, la Liguria, che registra un Pil pro capite superiore di un quarto a quello della regione piu’ produttiva del Sud, l’Abruzzo. In termini assoluti, Val d’Aosta, Lombardia, Trentino ed Emilia Romagna sono le regioni con il maggior prodotto pro capite (in tutti i casi oltre i 32.000 euro), all’estremo opposto Campania e Calabria con meno di 17.000 euro. Un gap, quello del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese, derivante anche dalle debolezze strutturali di quest’area che, sebbene risulti quella con la maggiore riduzione di Pil nel 2008 (-1,7% rispetto al -1,3% nazionale), e’ quella che, pero’, nel 2009, ha limitato gli effetti della crisi (-4,1% rispetto al -5% nazionale).

I dati regionali, sottoline lo studio, evidenziano risposte complesse e performance diverse delle economie territoriali rispetto al biennio recessivo. Alcune tendenze di sviluppo differenziale si erano gia’ manifestate nel corso degli anni novanta, come per esempio una maggiore dinamicita’ presso le regioni della dorsale adriatica e del Centro, testimoniata dalla crescita media annua 1996-2007 del Pil reale pari all’1,7% del Nord-Est e all’1,6% nel Centro contro l’1,3% nel Nord-Ovest e nel Sud. I decimali di differenza cumulandosi per dodici anni indicano cambiamenti notevoli nel contributo produttivo regionale al totale nazionale, in contrasto con l’idea che i territori si muovano in modo sostanzialmente analogo sotto il profilo economico.

La regione con il maggior prodotto pro capite e’ la Val d’Aosta, che pero’ negli ultimi quindici anni ha palesato tassi di crescita tra i peggiori nell’ambito dei diversi territori. Al secondo posto si colloca la Lombardia, seguita dal Trentino e dall’Emilia Romagna. Poi il Lazio, che supera il Veneto. In fondo alla graduatoria si trovano senza sorprese le regioni del Sud. Lo stacco e’ notevole in quanto la regione meno produttiva del Nord, la Liguria, ha comunque un prodotto pro capite di oltre il 24% superiore a quello della regione piu’ produttiva del Mezzogiorno, l’Abruzzo. La produttivita’ media del Mezzogiorno risulta pari al 56,2% di quella del Nord-ovest, ma spostando il confronto a livello regionale la situazione e’ anche peggiore: il Pil pro capite della regione meno produttiva (la Campania), non riesce ad andare oltre il 50% del reddito medio di quella piu’ produttiva (la Val d’Aosta). La dicotomia Nord-Sud, quindi, c’e’ e rimane.

La crisi ha colpito i territori in modo differente e con qualche articolazione di non facile interpretazione. La dimensione del crollo delle esportazioni si vede bene dalle riduzioni di Pil tanto nel 2008 quanto nel 2009, che ha interessato le regioni dell’ex triangolo industriale e quelle maggiormente orientate ai mercati esteri, con forte presenza di distretti dedicati al made-in, come nel caso delle Marche. Il Mezzogiorno a causa delle note debolezze strutturali ha perso di piu’ nel 2008, ma la presenza di un’elevata frazione di occupati dipendenti in generale e nella Pubblica Amministrazione in particolare, ha limitato l’impatto della crisi nel 2009.

Nel biennio 2010-2011 il Mezzogiorno mostrera’ comunque tassi di variazione del prodotto lordo inferiori a quelli della media Italia. Il Lazio, la Toscana, l’Emilia Romagna e la Lombardia dovrebbero rispondere un po’ meglio delle altre regioni in termini di intensita’ della ripresa, comunque debole, fattore che accomuna tutte le aree del Paese. Anche nel 2011 si dovrebbe confermare la maggiore vivacita’ del Centro, trainato dalla maggiore presenza di terziario di mercato rispetto al resto dell’Italia.