Nei giorni scorsi ha suscitato parecchio scalpore il dato reso pubblico dalla Agenzia del Territorio. Sono oltre un milione gli immobili in Italia, di varia natura e dimensione, definiti “fantasma” perché scovati e portati alla luce dal Catasto e dal Fisco: inesistenti dal punto di vista catastale e, soprattutto, a fisco zero.

L’Emilia-Romagna, coi suoi 70.910 fabbricati non dichiarati, è la seconda regione – dopo il Piemonte – in tutto il nord del Paese.

Ma la provincia di Modena ha il primato in regione, con ben 12.780 costruzioni sconosciute.

Dati già ampiamente commentati, ma esclusivamente su un unico versante, seppur importante: quello del mancato gettito fiscale. Che ovviamente interessa l’intera società, in una fase di forte crisi e necessario impulso alla lotta contro l’evasione, la legalità e l’equità del carico fiscale.

A Modena, si tratta di abitazioni (3.544), magazzini (2.478), garage (4.330), depositi o altre tipologie di costruzioni che, in ben 12.780 punti del territorio provinciale, sono sorti all’insaputa di fisco e catasto, su un totale di circa 300 mila abitazioni censite in provincia.

Facciamo pure la tara, ma il record modenese balza agli occhi !

Ma di fronte all’esclusivo concentrarsi dei commenti verso il consistente danno erariale, la Cgil ha commentato i dati in ogni regione volendo sottolineare un altro aspetto che non si potrà assolutamente trascurare. Gli immobili fantasma e non censiti, vanno individuati primariamente per evitare rischi e degrado per il territorio, contrastare l’abusivismo e l’illegalità. Poi, vengono gli effetti fiscali.

La Cgil vuole perciò sottolineare un aspetto che non traspare dalle dichiarazioni un po’ rassicuranti di questi giorni di Confedilizia, Cna e qualche assessore modenesi: la “regolarizzazione” degli immobili che seguirà alle recenti denunce, non dovrà trasformarsi in una nuova ed automatica “sanatoria” edilizia, tanto per fare un po’ di cassa.

Questa, sarà una rilevante responsabilità e competenza in capo ai Comuni, i quali dovranno decidere – nei casi più rilevanti – se abbattere le costruzioni abusive o invece metterle a reddito fiscale.

Una mappatura rigorosa e trasparente degli immobili in questione è indispensabile per verificare -istituzioni, organizzazioni sociali e cittadini – la reale dimensione ed impatto delle costruzioni trovate abusive e, sopratutto, la loro presenza in parti del territorio a rischio idrogeologico, o sismico, o in aree protette.

Infatti, tornando ai numeri – stavolta quelli del Dipartimento Protezione Civile – ai nostri territori competono pure percentuali record in merito ai Comuni classificati a rischio idrogeologico: l’89% dei comuni emiliano romagnoli.

Nella nostra provincia sono invece il 94%: su un totale di 47 Comuni, 20 a rischio alluvione e 24 per frana ed alluvione.

Si tratta perciò, oltre che mantenere sempre elevato il controllo sul territorio, di verificare se in porzioni di territorio a rischio, si sono insediate abusivamente strutture abitative, fabbricati agricoli o produttivi fuori norma.

(Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale)