Si è presentata ai carabinieri della stazione di via Adua a Reggio Emilia denunciando la clonazione della sua carta di credito utilizzata per pagamenti in favore di Sky Italia. Disconosceva le operazioni e avendo avuto sempre il possesso della carta, mai ceduta a nessuno, la donna ha fatto credere di essere stata vittima di un hacker. Grazie alla denuncia formalizzata ai carabinieri la donna è stata risarcita anche dalla banca per l’importo indebitamente speso pari a 186 euro. Riteneva di dover espletare una pura formalità, così si è congedata dai carabinieri di Reggio Emilia Santa Croce dopo aver denunciato la clonazione della carta. Ma le cose non sono filate lisce come aveva previsto.

Le indagini dei Carabinieri hanno infatti rivelato un’altra verità, e a distanza di alcuni mesi dalla denuncia una 47enne casalinga reggiana si è ritrovata da vittima a indagata. La donna è stata infatti denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia con l’accusa di simulazione di reato. Sono stati i militari di Reggio Emilia Santa Croce a ricostruire la vicenda dopo la denuncia presentata dalla donna che nell’ottobre dell’anno scorso si era presentata agli uffici di via Adua denunciando che ignoti le avevano clonato la carta di credito effettuando online pagamenti in favore della società Sky Italia per un totale di 186 euro addebitatele dalla banca. Denuncia alla mano la donna si è quindi presentata  in banca dove al termine dell’iter istruttorio è stata risarcita dell’intero importo indebitamente prelevato per il tramite dell’illecito utilizzo della sua carta. Mentre la donna avviava le pratiche risarcitorie, i carabinieri di via Adua indirizzavano le indagini proprio nei suoi confronti, in considerazione del fatto che le operazioni oggetto delle contestazione concernenti l’acquisto di abbonamenti alla piattaforma Sky erano a favore di un reggiano, risultato essere il marito convivente della denunciante. A carico delle 47enne o militari acquisivano incontrovertibili elementi di responsabilità in ordine alla simulazione di reato per la cui ipotesi delittuosa veniva quindi denunciata.