L’opera “Parole, parole, parole” dell’artista reggiana Elena Mazzi, inaugurata presso la Biblioteca Panizzi a marzo 2021, in occasione della Giornata internazionale della donna, continua il suo cammino di contaminazione del territorio. Da oggi è infatti possibile acquistare due oggetti d’arte ispirati all’opera: la carta da parati e il pattern riprodotto in un fine art 50X70 (riprodotto in tiratura limitata). Il ricavato delle donazioni sarà destinato all’associazione Nondasola per essere investito in progetti dedicati alle donne accolte dalla stessa associazione, alcune delle quali hanno prestato la voce al processo partecipato e collettivo di costruzione dell’opera. Si potrà così scegliere di arredare il proprio spazio con un oggetto d’arte attraverso il quale Elena Mazzi ha dato, in modo originale, forma e plasticità alle tante e dense parole delle donne che direttamente o indirettamente hanno incontrato e conosciuto la violenza.

Dopo le installazioni, sotto forma di carta da parati, in luoghi simbolo della città – come la biblioteca Panizzi, lo spazio Gerra, il centro Antiviolenza – Casa delle Donne gestito da Nondasola così come la sede del progetto Lunenomadi e in provincia presso la Casa della cultura di Casina – a partire da oggi l’opera sarà quindi disponibile per altri spazi, privati e pubblici. Da una parte il pattern dell’opera, dall’altro la carta da parati, un oggetto contemporaneo, alla portata di tutti, che si utilizza in alcuni ambienti intimi della casa, ma che può anche essere trasferita in ambienti pubblici e istituzionali invadendoli silenziosamente e diventando parte dell’architettura. Scegliere questa opera, che da un lato appare colorata, gioiosa, con forme “pop” e colori allegri, ma dall’altro riserba un momento di sorpresa e stupore nello scoprire, incastonate nei segni grafici, le parole che contiene, significa accogliere l’invito a stare dalla parte delle donne che subiscono violenza per mano maschile.

“L’arte si appropria di spazi inediti, per contaminare i luoghi più intimi e privati del vivere quotidiano e ricordarci che la violenza maschile contro le donne è una piaga che si sviluppa principalmente nelle case – dice l’assessora a Cultura e Pari Opportunità Annalisa Rabitti – Ci auguriamo che in tante e tanti vogliano rispondere a questa chiamata collettiva, sostenendo l’associazione Nondasola e i progetti che da anni porta avanti a sostegno delle donne vittime di violenza”.

“Confidiamo – osserva la presidente di Nondasola Silvia Iotti – che siano tante le persone della nostra città e provincia che vogliano fare spazio a questa opera nei luoghi più diversi  e lasciarsi prendere per mano dalle immagini ‘in codice’, pronte a svelare parole e frasi di donne che hanno avuto il coraggio di raccontare la loro storia, ricominciare, lottare per una vita migliore”.

Ho pensato ad un’opera che non si limitasse ad essere ammirata in un unico punto della città – dice l’artista Elena Mazzi – Ho pensato ad un’opera che potesse creare una relazione immediata con il pubblico, da vivere in ambienti diversi, e che potesse essere accompagnata da un’atto di responsabilità personale e collettiva da parte di coloro che decideranno di attivarla, compiendo un atto necessario: sostenere l’attività dell’Associazione Nondasola, che da anni accompagna le cittadine e i cittadini della città e della provincia di Reggio Emilia in momenti critici del loro percorso di vita”.

Sarà possibile, fino a dicembre 2022, acquistare un fine art (50×70 cm) con una donazione a partire da 120 euro o la carta da parati (solitamente disponibile in strisce da 3×1 metri e con possibilità di ordinare metrature ad hoc) con una donazione a partire da 50 euro al metro. La carta da parati è disponibile in diverse versioni.

La carta da parati e alcune stampe fine art sono visionabili all’ufficio turistico IAT del Comune di Reggio Emilia.

Per maggiori informazioni e prenotazioni scrivere a: info@nondasola.it

 

L’OPERA – Trasformare le parole, le emozioni, le riflessioni sulla violenza di genere in espressioni artistiche attraverso percorsi partecipati di confronto ed esperienze, per realizzare un’opera pubblica diffusa che, intrecciando un dialogo con i cittadini e le cittadine, contribuisca alla formazione di una cultura improntata al contrasto della violenza contro le donne. Questo è l’intento alla base del progetto Parole parole parole al quale l’artista reggiana Elena Mazzi ha lavorato attraverso incontri con istituzioni e associazioni in sinergia con l’Amministrazione del Comune di Reggio Emilia per sensibilizzare la cittadinanza sul tema fondamentale dei diritti delle donne in occasione e a ridosso della Giornata internazionale della donna.

Da un intenso lavoro con la comunità e l’ascolto del territorio le parole delle donne che hanno incontrato la violenza maschile direttamente o indirettamente sono divenute immagine: un pattern che si fa trama di una carta da parati che tocca e coinvolge”.

Il progetto Parole parole parole, vuole essere prima di tutto un percorso in cui gli strumenti messi a disposizione dall’arte vanno ad innestarsi sulle azioni di sensibilizzazione già in essere, per contribuire alla formazione di una cultura improntata al contrasto della violenza di genere.

In una prima fase del progetto Parole parole parole Elena Mazzi, artista riconosciuta per il suo approccio artistico di tipo “antropologico” caratterizzato dal lavoro con le comunità e l’ascolto del territorio e già nominata nel 2017 “Reggiana per Esempio”, ha partecipato ad alcuni degli incontri che l’ufficio comunale Pari Opportunità porta avanti nelle sue attività ordinarie di formazione e sensibilizzazione; in un secondo tempo ha realizzato incontri individuali con i singoli soggetti coinvolti nel percorso partecipato per poter approfondire le specificità e sviscerare nodi centrali necessari alla costruzione di uno sguardo artistico. Infine ha realizzato alcuni workshop in collaborazione con la grafica Lucia Catellani (Bread & Jam) dove ha raccolto le emozioni delle donne che hanno vissuto in maniera diretta o indiretta una situazione di violenza, con l’idea di tradurle in segni grafici che diventano parte dell’opera.

Alla base del lavoro dell’artista è l’idea che operare sulle immagini e sullo sguardo legato alla violenza di genere possa dare origine ad una riflessione più ampia sul tema del potere, inteso come luogo di conservazione oltre che di contesa, anche politica, di un certo tipo di immaginario: il passato e la storia sono stati scritti e raccontati a partire da certe immagini e rappresentazioni della violenza di genere che occorre interrogare e ridiscutere. Il progetto intende riflettere sui simboli della cultura visuale e relazionale per indagare il più ampio spettro delle diverse forme di violenza, intendendo l’immaginario come un luogo in cui la violenza è tangibile tanto quanto nel mondo fisico.

Dagli incontri individuali e di gruppo, Elena Mazzi ha riscontrato che l’uso del linguaggio e della parola sono sempre calibrati, accurati e gestiti con estrema cura; la parola è quindi fondamentale nella comunicazione e soprattutto nella narrazione di questa realtà. Nel corso dei workshop ha costruito un vocabolario condiviso nel quale alcune parole sono risultate ricorrenti, mentre altre sono state volutamente eliminate perché ritenute inadeguate, superflue e irrispettose. Infine ha trasformato le parole scelte e ha dato loro un’immagine: un pattern che si fa trama di una carta da parati.

Tutte le informazioni sul progetto sono disponibili sul sito del Comune di Reggio Emilia

https://www.comune.re.it/retecivica/urp/retecivi.nsf/PESDocumentID/611FA8A14FB07729C12586930050D32B?opendocument&FROM=BbltcPnzzlrccntdcntnndstrdstmprggn

 

ELENA MAZZI

Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984) dopo gli studi presso l’Unversità di Siena e lo IUAV di Venezia, ha trascorso un periodo di formazione al Royal Institute of Art di Stoccolma.

Partendo dall’esame di territori specifici, nelle sue opere rilegge il patrimonio culturale e naturale dei luoghi intrecciando storie, fatti e fantasie trasmesse dalle comunità locali, nell’intento di suggerire possibili risoluzioni del conflitto uomo-natura-cultura.

La sua metodologia di lavoro, vicina all’antropologia, privilegia un approccio olistico volto a ricucire fratture in atto nella società, che parte dall’osservazione e procede combinando saperi diversi.

Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive, tra cui: Whitechapel Gallery di Londra, BOZAR a Bruxelles, Museo del Novecento di Firenze, GAMeC a Bergamo, MAMbo a Bologna, Sonje Art Center a Seoul, Palazzo Ducale a Urbino, Palazzo Fortuny a Venezia, Fondazione Golinelli a Bologna, Centro Pecci per l’arte contemporanea a Prato, 16° Quadriennale di Roma, GAM di Torino, 14° Biennale di Istanbul. Ha partecipato a diversi programmi di residenza in Italia e all’estero. Oltre ad essere stata nominata nel 2017 “Reggiana Per Esempio” ha vinto diversi premi, tra cui il Premio Cantica21 promosso dalla Farnesina e dal Ministero per i Beni Culturali, la 7° edizione del Premio Italian Council, promosso dal Ministero per i Beni Culturali, il XVII Premio Ermanno Casoli e il premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.